SARA CORONA

Sara Corona

Il sonno del bambino

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Dal momento della nascita del bambino, la gestione del sonno in famiglia si rivela una delle sfide più difficili per i genitori, che mette in luce risorse e limiti dell’assetto famigliare e propone nuovi  terreni di evoluzioni individuali e di coppia.  Ecco alcuni punti da tenere a mente per affrontare la situazione con maggiore consapevolezza e serenità:

IL SONNO DEL BAMBINO FUNZIONA DIVERSAMENTE DAL SONNO NELL’ADULTO:

a partire dalla nascita, gli orari del sonno del bambino non seguono il ritmo circadiano e questo non consente ai genitori di mantenere la propria routine. A differenza del funzionamento del sonno adulto, caratterizzato da 5 stadi di attività cerebrale, il sonno del bambino è caratterizzato unicamente da due fasi, una fase REM e una non REM che inizialmente occupano la metà della durata del sonno del bambino. La fase REM, momento in cui il bambino potrebbe muoversi o addirittura piangere (momento in cui è più facile che il bambino si possa svegliare) , ha una funzione importantissima di stimolazione e crescita del cervello, per questo inizialmente è così presente ed andrà via via diminuendo fino a ridursi ad un 20% del nostro sonno in età adulta. I RISVEGLI caratterizzano il sonno nel bambino: hanno sicuramente a che fare con l’indole del piccolo, che può essere maggiormente calma o agitata, ma favoriscono il bambino nel segnalare i suoi bisogni di fame (maggiormente frequenti) o disagio durante la notte. Risvegli troppo frequenti possono causare disagio nei genitori: un sonno non continuativo e di scarsa qualità può portare a stanchezza, disturbi d’ansia, indebolimento del sistema immunitario o a crisi nella relazione di coppia.

PRESTARE ATTENZIONE AL SONNO SIGNIFICA PIÙ DI QUEL CHE SEMBRA

Una buona gestione dei risvegli e dell’addormentamento è legata alla conoscenza di questo processo fisiologicamente diverso tra bambini ed adulti, ma anche alla gestione di dinamiche relazionali più complesse. Il sonno infatti, può attivare sfide di carattere educativo ma anche nodi relazionali più complessi, relativi:

– ai vissuti dei genitori e ai ricordi di infanzia relativi al loro sonno, così come alla gestione del loro attuale addormentamento e della loro capacità di auto-consolarsi (e perciò consolare).

– alle aspettative sulla gestione del mondo interno: il genitore può aspettarsi che il bambino possa calmarsi da solo, magari anche in tempi brevi, così come ritenere che solo grazie al suo intervento possa superare una fase di disagio relativamente alla fatica di addormentarsi o di ri-addormentarsi durante la notte. E’ importante ricordare sia l’aspetto di regolazione reciproca  sia l’importanza di incentivare una capacità del bambino di autoregolarsi

-alla visione della coppia e all’efficacia della comunicazione al suo interno: il modo di gestire il sonno mette in luce l’esistenza o meno di una suddivisione di ruoli e di compiti chiara nella coppia, equilibrata o intercambiabile; d’altra parte è un momento in cui la coppia può sperimentare la propria capacità di problem solving attraverso la ricerca di soluzioni creative e adatte alla propria famiglia.

-alle caratteristiche del clima famigliare e delle situazioni più o meno stressanti che la coppia o i membri della coppia potrebbero in quel momento trovarsi ad affrontare.

QUANDO È NECESSARIO CHIEDERE SUPPORTO?

Se la situazione risulta di difficile gestione e sopportazione, è necessario escludere qualsiasi problematica di tipo medico e in seguito poter chiedere una consulenza per rafforzare il senso di competenza genitoriale e la ricerca di nuove strategie di gestione famigliare.

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