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Giacomo Mosca, Founder Welfood

I falsi miti del supporto psicologico in azienda

In questo decennio di attività di corporate wellness abbiamo incontrato alcuni “falsi miti”, radicati anche nella comunità di professionisti HR. Le attività people care di supporto psicologico per le persone che vivono e lavorano nelle aziende, non hanno fatto eccezione, anch’esse hanno assorbito credenze e miti, spesso messi in discussione dalle esperienze concrete e dai numeri che caratterizzano le pratiche di supporto psicologico. Ci riferiamo in particolare ai servizi di supporto psicologico individuale, condotti tramite video-consulenze o contatto telefonico.

Ecco di seguito, secondo la nostra esperienza, i falsi miti più ricorrenti, per il superamento dei quali lavoriamo quotidianamente.

FALSO MITO – IL SUPPORTO PSICOLOGICO DEVE ESSERE H24 E 7 GIORNI SU 7

In questo primo “falso mito” si concentrano differenti credenze. Solitamente la disponibilità anche notturna e nei giorni festivi di uno psicologo fa riferimento alla possibilità per la persona di avere sempre a disposizione un professionista, in modo da poter intercettare anche quei momenti particolari dove si concentrano picchi di disagio e malessere. Questo approccio al servizio configura il servizio stesso come una sorta di “pronto soccorso emotivo”. Il modello di benessere a cui si fa riferimento in questi casi rischia di essere quello in cui le persone sono principalmente riconosciute come portatrici di malessere, e non come soggetti caratterizzati da desiderio di benessere, da risorse in grado di potenziare il proprio equilibrio. Il servizio, anche nelle strategie di comunicazione interna all’azienda, si configura come un dispositivo per fronteggiare il disagio, e non per promuovere concreti percorsi di cura di sé. Non si tratta solo di una differenza linguistica, bensì della necessità di far vivere in questi servizi modelli di empowerment e relazione d’aiuto orientati al cambiamento e alla valorizzazione di sé, evitando modelli prevalentemente legati al contenimento del malessere e alla mera gestione dei sintomi.

Diamo per scontato che le varie piattaforme di primo contatto debbano essere attive h24 e 7 giorni su 7, tuttavia a fare la differenza nella qualità del servizio erogato sono i colloqui successivi al primo contatto. Questi vanno pianificati nei momenti ritenuti più idonei e adatti alla cura di sé. Per esempio: siamo sicuri che un momento di particolare sofferenza possa essere adatto a un colloquio di empowerment e potenziamento? In molti casi Iniziare un percorso duraturo e continuativo di colloqui individuali è l’unico modo per prendersi cura del proprio benessere. Per questo suggeriamo sempre ai nostri clienti di misurare il proprio servizio di supporto psicologico valutando il numero di persone che, dopo il primo colloquio, decidono di continuare e intraprendere un percorso. E’ vero, a volte la notte porta consiglio, ma se si vuole fare sul serio ed essere efficaci meglio intraprendere un cammino alla luce del sole!

 

FALSO MITO – IL SUPPORTO PSICOLOGICO CON NUMERO DI COLLOQUI ILLIMITATI RAPPRESENTA UN VALORE AGGIUNTO

Questo secondo falso mito è proprio in contrasto con i principali cardini di ogni pratica di counselling psicologico. Di questo parliamo quando parliamo di supporto psicologico, di counselling psicologico, e non di percorsi di psicoterapia, che eventualmente possono essere caratterizzati da durate medio-lunghe. Il counselling, al contrario della psicoterapia (ma anch’essa non può essere illimitata), si caratterizza per durate brevi e delimitate. Inoltre, ogni percorso di empowerment, è opportuno che abbia un inizio, uno sviluppo e una fine., proprio perché ha un obiettivo di benessere da perseguire e raggiungere e porta con sé, conseguentemente, la necessità di essere misurato nella sua efficacia. Prenderesti mai in considerazione un piano di potenziamento aziendale illimitato nel tempo? Cosa diresti di un piano di allenamento che non sia delimitato da vincoli temporali? Troppe volte “illimitato” rischia di fare rima con “inconcludente”. Il supporto psicologico non sfugge a queste regole, ne va della sua qualità e della sua efficacia. 

FALSO MITO – PIU SONO GLI PSICOLOGI A DISPOSIZIONE MEGLIO E’

Certamente gli Psicologi a disposizione è meglio che siano nell’ordine delle decine, per questioni organizzative, ma anche per avere a disposizione risorse differenziate, in grado di cogliere differenti bisogni.

Questo “falso mito” fa però riferimento a due modelli organizzativi differenti nella gestione del supporto psicologico in Azienda: il modello che per comodità chiameremo “NETWORK”, e il modello che chiameremo “TEAM”. Noi abbiamo scelto questo secondo modello, riuscendo ad attivare il servizio anche in aziende con decine di migliaia di persone. Cosa significa concretamente? Significa che i nostri Psicologi (sempre nell’ordine delle decine) sono effettivamente un Team di lavoro, che si confronta quotidianamente sull’efficacia del proprio lavoro. Svolgiamo supervisioni periodiche dove all’ordine del giorno ci sono i casi più significativi emersi durante i colloqui individuali, proponiamo a ogni Psicologo un percorso formativo interno per allineare e incrementare le competenze, attiviamo un confronto di gruppo per elaborare i report da restituire all’Azienda (sempre nel rispetto del principio di riservatezza alla base di ogni informazione emersa). Quando il numero di Psicologi cresce in modo significativo è quasi inevitabile che si transiti verso il modello “NETWORK”, dove i Professionisti, pur condividendo una cornice di regole e modalità di lavoro, si attivano come singoli, senza la possibilità di essere parte di un lavoro di team e di sfruttarne i vantaggi e le risorse, e con il conseguente rischio di agire soli e atomizzati  Tanti Psicologi, quindi, ma non troppi, per scongiurare il rischio che la quantità diventi nemica della qualità.

E tu come valuti il tuo servizio di supporto psicologico in Azienda? Contattaci per raccontarci la tua esperienza e continuare il confronto.

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