Camilla-Gamba

Camilla Gamba

Eco-ansia e altre eco-emozioni

Eco-ansia è un termine che viene usato sempre più spesso nei media e nelle conversazioni legate alla crisi ecologica e ambientale. Sebbene non sia un termine “tecnico” – nel senso che non esiste una definizione formale in ambito medico o psicologico – ci permette di cominciare a dare nome alle complesse emozioni che derivano da quanto collettivamente osserviamo a livello planetario – sia dai media che direttamente dai territori che abitiamo.

Per inquadrare il fenomeno, proviamo qui a dare una definizione al termine: eco-ansia comprende quei vissuti di disagio legati al degrado ambientale, e in particolare alla preoccupazione sui risvolti negativi futuri che minacciano la nostra sicurezza, il nostro benessere, e la possibilità di vivere un futuro “felice”. Tra i più comuni fattori che contribuiscono a innescare l’eco-ansia abbiamo la deforestazione, le fuoriuscite di petrolio nei mari, e l’inquinamento di suolo, aria e falde acquifere da parte di determinate industrie. L’ansia climatica, termine spesso usato come sinonimo di eco-ansia, può essere definito come una sua categoria più specifica, e fa riferimento a tutte quelle preoccupazioni derivanti dagli effetti del cambiamento climatico.

Gli studiosi in questo campo – da ambientalisti a psicologi, da sociologi a medici – sottolineano l’importanza di essere prudenti nel dare una definizione unica all’eco-ansia. Bisogna evitare di patologizzare un fenomeno che di fatto è molto complesso e può essere considerato come una “risposta sana ad un pericolo reale”.

Certo, laddove l’ansia comporta un disagio tale da impattare in modo negativo la persona – ad esempio sfociando in attacchi di panico, isolamento sociale, o insonnia cronica – è importante intervenire come si interverrebbe per qualsiasi altra risposta “non adattiva” a una situazione di vita problematica.

Ma è anche vero che in questo momento particolarmente delicato per l’umanità, è importante cogliere l’aspetto “adattivo” dell’ansia che molti stanno vivendo. Le risposte di allarme di cui il nostro sistema nervoso è dotato servono proprio ad attivarci all’azione per metterci in sicurezza. E ora più che mai l’umanità si deve mobilitare verso comportamenti, leggi, politiche e atteggiamenti che garantiscano la sostenibilità della nostra vita sul pianeta.

In questo senso, l’ansia può essere nostra alleata se ci porta ad attivare e adottare comportamenti di collaborazione, ricerca di soluzioni creative, cambio di prospettiva e messa in atto di comportamenti diversi da quelli intrapresi fino ad oggi.

Per questo, gli esperti di salute mentale legata all’ecologia e al cambiamento climatico consigliano di gestire l’ansia in maniera costruttiva, dando priorità a:

– prendersi cura di sé stessi e non assumersi tutta la responsabilità della soluzione di un problema globale e multi-sistemico.

– fare leva sull’aspetto motivazionale e attivante dell’ansia

– entrare in relazione con altri, superando i tabù del parlare delle proprie “eco-emozioni”, creando relazioni, gruppi, e comunità di supporto e di azione.

– promuovere una narrazione sul tema ambientale che sottolinea la possibilità di soluzioni e cambiamenti in positivo.

Welfood – con grande entusiasmo – desidera partecipare a questo movimento di gestione “costruttiva” dell’eco-ansia offrendo il servizio di Eco-Counselling. Attraverso dialoghi con psicoterapeuti formati in eco-terapia, le persone potranno dare un senso ai loro vissuti sul tema dell’ecologia e del clima.

L’eco-counsellor li guiderà a incanalare questi vissuti verso azioni che si allineano ai valori e alle esigenze di ognuno, promuovendo relazioni sociali e azioni costruttive e creative.

 

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