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Giacomo Mosca, Founder Welfood

Cosa succede nel primo colloquio?

Quando una persona inizia un percorso di counselling finalizzato al miglioramento delle proprie abitudini di benessere, le aspettative rispetto al primo colloquio sono sempre tante. Poco importa l’ambito nel quale il percorso di counselling si svolgerà; sia che si incontrerà uno Psicologo, un Counsellor, un Nutrizionista, uno Sport Coach o un’altra tipologia di Professionista, l’attesa del primo colloquio si trasforma in un momento carico di significati e interrogativi

Mi troverò bene? Avrò scelto il professionista adatto a me? Servirà a qualcosa?

I pensieri dei giorni prima possono essere tanti, ma è normale che sia così. Quando si progetta un momento di cura dedicato al proprio benessere, la mente umana inevitabilmente si focalizza sulle scelte fatte, il nostro cervello si interroga su quanto quel percorso potrà aiutarci a realizzare il cambiamento che desideriamo e su cui stiamo investendo.

Per questi motivi il primo colloquio rappresenta uno snodo decisivo per dare al percorso di counselling efficacia e slancio; per questi motivi il Professionista che conduce il percorso deve avere competenze e seniority in grado di gestirlo re valorizzarlo.

E allora proviamo a prefigurare quello che accade nel primo colloquio: cosa succede? Quali vissuti si innescano? Quali sono le emozioni e i pensieri prevalenti?

1 – LE REGOLE DEL GIOCO

Il primo colloquio è il momento in cui tra Cliente e Professionista si stipula un patto. I due, per tutta la durata del percorso, costituiranno una coppia di lavoro, una coppia la cui interazione va regolata e normata. Sono quindi necessarie regole e accordi, di diversi tipi. Dai più semplici (quanto durerà il percorso? Ogni quanto ci si incontra? Cosa succede tra un colloquio e l’altro?) fino a quelle più legate al metodo di lavoro (quale contributo porterà il Professionista? Come è garantita la riservatezza? Su quali risorse potranno contare entrambi durante il percorso?).

Da non sottovalutare le regole e gli accordi che attengono direttamente la qualità della relazione: possiamo scambiarci feedback? Quali proposte e idee avranno cittadinanza durante il percorso? E ancora: cosa rappresenta questo percorso per ognuno dei due soggetti coinvolti?

L’insieme di queste regole e accordi serve a generare agio e sicurezza per il Cliente, a dare una finalizzazione pratica al percorso, e a costruire fiducia reciproca tra i due protagonisti. Più in generale, è molto importante che questo patto contribuisca a disinnescare un approccio prestazionale all’esperienza di counselling. Al Cliente è opportuno che sia chiaro che durante i colloqui può essere davvero sé stesso, può abbandonare ogni tensione verso modelli di comportamento precostituiti. Lo spazio e il tempo del counselling rappresentano uno spazio libero, con al centro il desiderio di benessere e la volontà di prendersene cura.

2 – LA DEFINIZIONE DELL’OBIETTIVO

Non è superfluo ricordare che i percorsi di counselling, svolgendosi in due, dovranno configurarsi come un lavoro centrato sull’esperienza soggettiva del Cliente. Da qui si parte, dalla situazione specifica che il Cliente vorrà condividere con il Professionista. Non a caso, la prima domanda intorno alla quale si articola il confronto spesso è questa: cosa vuoi ottenere dal percorso che iniziamo oggi?

E’ quindi importante che nel primo colloquio il Professionista possa conoscere il contesto di vita del Cliente, i suoi desideri, le sue risorse e le sue difficoltà. Ciò che il primo colloquio deve generare è un obiettivo, per il raggiungimento del quale si lavorerà durante l’intero percorso.

Qual è il salto di qualità che ti attendi? Cosa deve accadere per poterti dire soddisfatto a conclusione del percorso? Queste e altre domande possono aiutare il Cliente a definire il proprio obiettivo, a descrivere il cambiamento che si attende e per il quale si impegna ad attivarsi.

L’obiettivo avrà caratteristiche diverse a seconda che il percorso di counselling si muova in un ambito attinente il benessere psicologico, oppure in ambiti più legati alla salute fisica (alimentazione e sport). In ogni caso, l’obiettivo toccherà sempre anche la sfera emotiva del Cliente, perché riguarderà un cambiamento desiderato e la volontà di dare forma a una piena realizzazione di sé.

3 – IL PONTE CON IL SECONDO COLLOQUIO

Nei percorsi di counselling attivati in ambito corporate wellbeing un indicatore di qualità ed efficacia importante coincide con quante persone, tra quelle che accedono al primo colloquio, decidono di continuare il percorso. Continuare con colloqui successivi non può rappresentare mai un obbligo, tuttavia i percorsi di counselling, in tutte le sfere del benessere personale, danno il meglio di sé quando si configura la possibilità di un’attività continuativa, con più tappe a disposizione. Questo perché solo una dimensione temporale dilatata può consentire una risignificazione delle esperienze vissute nel passato e nel presente, e può generare il desidero e la capacità di abbracciare e fare proprie nuove abitudini di benessere.

Per questi motivi nel corso del primo colloquio è importante tematizzare i passi successivi: come utilizzeremo il secondo colloquio? A cosa può essere utile dedicarsi nel tempo che separerà il primo e il secondo colloquio?

Domande come queste consentono al Cliente di aprire uno spazio mentale dedicato al cambiamento, attivando quindi energie che si consideravano sopite.

In conclusione, integrando i tre ingredienti che abbiamo approfondito, utilizzando una metafora potremmo visualizzare il primo colloquio di un percorso di counselling come il primo mese di vita in un luogo nuovo dopo un trasferimento. La curiosità per il cambiamento si intreccia ai dubbi sula scelta fatta, l’energia data dall’incontro con una realtà nuova si mescola con l’incertezza rispetto a ciò che sarà. In sintesi, desiderio, paura, speranza e tensione al cambiamento si uniscono e si condizionano reciprocamente.

Molti professionisti del benessere sostengono che decidere di prendersi cura di sé rappresenta già un primo passo verso la realizzazione di un cambiamento. Il primo colloquio serve proprio a questo, a valorizzare questo primo passo, dandogli forza e, quindi, un possibile seguito.

E soprattutto lanciando al Cliente un messaggio potente: nel cambiamento che desideri non sei solo, il Professionista che ti seguirà può essere un tuo prezioso alleato.

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