Linda Brancaleone

Linda Brancaleone

Con-fusione: cosa c'è dietro la simbiosi

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Nelle intricate trame delle relazioni umane, la dipendenza affettiva o simbiosi emerge come un ostacolo delicato ma significativo. Spesso sottovalutata, questa condizione può minare la salute emotiva e la stabilità di ogni relazione. Comprendere in modo più approfondito ciò che sta dietro alle relazioni simbiotiche è utile per orientarsi nel delicato equilibrio dei rapporti umani.

La simbiosi è un concetto chiave nella vita umana. Inizialmente, è cruciale per la sopravvivenza e lo sviluppo del bambino che nei suoi primi anni di vita ha bisogno di una figura di accudimento che comprenda e soddisfi i suoi bisogni per un sano sviluppo. Le basi di un Sé integro e strutturato passano quindi attraverso la possibilità per il bambino di vivere pienamente il tempo della simbiosi, del legame, dell’attaccamento con la figura di accudimento. Questa fase però non può durare oltre il necessario. Pian piano emergono bisogni diversi maggiormente orientati verso l’autonomia e l’emancipazione, ed è importante perciò aiutare il bambino a crescere incoraggiando l’espressione delle sue abilità. D’altronde ogni persona ha dentro di sé la spinta ad evolvere come crescita espressiva del proprio Sé.

Nonostante ciò, a volte succede che questa normale espressione di sé venga rallentata o limitata all’interno delle relazioni che si instaurano da adulti. Si tratta di quelle relazioni che definiamo simbiotiche, rapporti che possono ostacolare l’autonomia, in cui l’elemento fusionale è un elemento centrale. Si tratta appunto di fusione con l’altro, o meglio di con-fusione, nel senso che questo genere di rapporti confonde i confini tra me e l’altro, non si riesce più a differenziare cosa sono io, cosa provo, quali sono i miei bisogni e quali quelli dell’altro. Siamo fusi come se fossimo una persona sola. Una delle caratteristiche di queste relazioni è che una delle due controparti si rende passiva, ovvero assume comportamenti di sottomissione, accetta o si adatta in modo eccessivo alle richieste o alle aspettative dell’altro, spesso a scapito delle proprie esigenze, desideri o opinioni personali. Quando una persona agisce in modo passivo, potrebbe voler evitare il confronto, aver difficoltà nel dire di no e potrebbe sentirsi incapace di difendere i propri confini. È importante notare che, sebbene la passività possa comportare alcuni vantaggi a breve termine, come evitare conflitti imminenti, può alla lunga portare a insoddisfazione personale e a relazioni poco equilibrate. Internamente avviene proprio un graduale affievolimento della propria voce, un lento spegnimento, si inizia a maturare una certa svalutazione di sé stessi, ci si percepisce come non capaci e ci si ritrova a non usare tutte le risorse di persona adulta in modo conforme all’età. Come se ci impoverissimo, depotenziassimo, fino quasi a diventar bambini.

Ci sono anche alcuni segnali che possiamo notare che ci indicano se è attiva o no una certa dose

di passività e quindi una possibile simbiosi. Si tratta di quattro comportamenti passivi che sono: – L’astensione
– L’iper-adattamento
– L’agitazione
– LaViolenza

L’astensione, quando anziché agire per risolvere un problema, usiamo le nostre energie per bloccarci, non ci vengono idee e sembriamo proprio incapaci di fare qualcosa per fronteggiare la situazione. L’iper-adattamento, ovvero quando ci adeguiamo a ciò che desidera l’altro, mettendo a tacere i nostri bisogni. L’agitazione, quando la persona inizia un’attività inutile e ripetitiva che ripropone in maniera agitata invece che agire pensando a risolvere il problema. Ad esempio mangiarsi le unghie, fumare, torcersi i capelli, tamburellare con le dita, ecc. Ed infine la violenza, quando attacchiamo, lasciando esplodere l’energia diretta verso noi stessi, gli altri o la realtà in un disperato tentativo di fare qualcosa. In tutti questi casi è utile sviluppare una maggiore consapevolezza di ciò che sta accadendo in modo da poter abbandonare i comportamenti passivi in vista di atteggiamenti più assertivi e consapevoli, che possano favorire una comunicazione aperta e avere infine relazioni più soddisfacenti.

In conclusione, il viaggio dalla simbiosi infantile alla maturità emotiva può essere complesso, ma cruciale per la salute delle relazioni. Se da bambini la simbiosi è necessaria per il nostro sviluppo, da adulti può trasformarsi in una prigione emozionale, limitando l’autonomia e la crescita personale. Migliorare le nostre relazioni conduce a un benessere emotivo duraturo e a connessioni significative, fondamentali per la crescita individuale e la felicità condivisa.

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