Linda Brancaleone

Linda Brancaleone

Caring company: il welfare include l’assistenza ai caregiver

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In Italia, l’emergere del caregiving familiare come realtà consolidata ha portato una nuova consapevolezza sulla necessità di “prendersi cura di chi si prende cura”. In passato, i caregiver informali, spesso dipendenti di aziende, erano un gruppo in sordina, ma recentemente il supporto ai caregiver è diventato parte integrante delle strategie di welfare aziendale e dei progetti di governo. Nel nostro Paese l’aspettativa di vita è alta e abbiamo il maggior numero di anziani, di cui, la maggior parte, è accudita da un familiare, se poi si somma a questi dati il numero dei malati accuditi in casa, scopriamo che gli italiani che svolgono la mansione di caregiver informale sono 3.329.000!

Un dipendente su tre si fa, quindi, carico di un parente anziano, malato o non più autosufficiente: si conta che ben il 77% dei lavoratori che sono anche caregiver informali svolgono quotidianamente questa mansione.
Come può un’impresa aiutare realmente i propri dipendenti caregiver? Le risorse e gli strumenti ci sono, ma prima di tutto è necessario rendersi conto di quanto siano diffusi i caregiver nel proprio tessuto di collaboratori. Una recente ricerca americana ha evidenziato come il 52% dei datori di lavoro non sia nemmeno a conoscenza del doppio ruolo di lavoratore e caregiver dei propri dipendenti. Non sanno cosa il loro collaboratore stia passando, né a quale stress fisico e psicologico è sottoposto quotidianamente.

Chi è addetto alla gestione del welfare aziendale non può limitarsi ad accettare solo delle richieste specifiche, ma deve assicurarsi che tutti i servizi offerti siano noti ai lavoratori per far sì che possano farsi avanti e chiedere aiuto.
Interviste, incontri, aggiornamenti periodici e un censimento delle cure sono utili a tenere viva la struttura del welfare, ad adattarla alle necessità specifiche del periodo che stiamo vivendo e a sostenere il dipendente nella gestione della sua vita quotidiana.

Anche perché, se manca questo senso di supporto, gli stessi lavoratori tendono a nascondere la loro natura di caregiver per paura di perdere il lavoro o di subire delle conseguenze a livello lavorativo, come una riduzione delle mansioni o del livello di responsabilità aziendale acquisito con tanti sforzi.

È indispensabile quindi coordinare la comunicazione del welfare aziendale per far sentire il proprio sostegno a chi offre assistenza gratuitamente nel proprio ambito familiare; così è più facile proporre delle soluzioni, all’interno del welfare, che possano davvero supportare il caregiver.

Come possono, dunque, le aziende far fronte alle esigenze dei propri dipendenti che sono anche dei caregiver familiari?
Ecco quattro suggerimenti estratti da uno studio condotto da Joseph B. Fuller e Manjari Raman per la Harvard Business School:

  • Favorire una Cultura della Cura: Non si tratta necessariamente di una maggiore retribuzione economica, ma di tempo per accogliere con favore l’apertura dei dipendenti riguardo agli obblighi e ai desideri che si affrontano come caregiver informali, celebrando i casi di successo a tutti i livelli dell’organizzazione.

  • Identificare i costi nascosti legati al caregiving: l’azienda potrà effettuare un censimento che catturi la natura dei problemi di assistenza di tutta la forza lavoro, fornendo dunque informazioni riguardo cosa sia più utile offrire ai propri dipendenti evitando così di attivare il circolo vizioso del caring, in cui una bassa attenzione ai bisogni individuali porta ad una scarsa utilizzazione dei benefit offerti.

  • Adottare un framework per bilanciare percorsi di carriera e vita: per i datori di lavoro, l’essenza di una cultura della cura sarà il giusto riconoscimento, poiché anche i dipendenti che seguono percorsi di carriera stanno progredendo attraverso prevedibili fasi nei loro percorsi di vita. Attualmente, le aziende affrontano solo alcune fasi che possano interrompere o convivere con la carriera di un loro dipendente: il congedo di maternità, il congedo per malattia o la legge 104. Tuttavia, questi casi non riflettono le esigenze più variegate che si possono presentare nella vita di una persona del XXI secolo.

  • 4. Favorire la produttività dei caregiver informali: Testando quali siano i benefit più ricercati e usati, andando davvero incontro alle singole esigenze di ogni dipendente. Inoltre, è molto importante pensare a politiche di on-boarding per quei lavoratori che siano stati assenti per lunghi periodi dal lavoro.

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