Lorenzo ciabini

Lorenzo Ciabini

A cosa serve emozionarsi per l’ambiente oggi

mindset

Il nostro cervello umano è in grado di dare un colore emotivo ad ogni esperienza, anche se è immaginata. In questo periodo storico si parla spesso di ECO ANSIA, vediamo di cosa si tratta e da cosa nasce.

L’interazione umana è sempre caratterizzata da un vissuto fatto da emozioni. Nelle comunicazioni

siano esse verbali o non verbali siamo in grado di esprimere e vivere all’interno tutta quella varietà

di emozioni che il nostro cervello ci mette a disposizione. Quando interagiamo con un amico durante   una   chiacchierata   di   confidenza   potremmo   sentirci   confortati   nel   sentire   che   ci   sta ascoltando, quando riceviamo una critica sul posto di lavoro potrebbe innescarsi uno stato di vergogna, oppure quando notiamo una persona che troviamo attraente e vorremmo andare a conoscere è praticamente certo che tra quello che sentiamo ci sia una buona quota di ansia.

L’ansia sociale di chi vorrebbe approcciare una persona, porta a sentirsi bloccato e impacciato, è proprio legato all’immaginazione che sta facendo di sé e di quello che potrebbe accadere: ovvero di possibili figuracce, frasi scomposte, che potrebbero portare a un rifiuto dalla quella stessa persona. Questo scenario viene sentito come talmente spiacevole che il cervello lo interpreta nei suoi termini emotivi: pericolo. Quindi si attiva un’emozione molto simile alla paura, l’ansia. La paura è per ogni animale l’emozione fondamentale per garantire la sopravvivenza e l’evitamento di situazioni pericolose che sono attualmente presenti, l’ansia si può dire una paura più blanda che segnala un pericolo ancora lontano ma possibile. Il cervello funziona così, non butta via niente, ha reclutato un meccanismo di sopravvivenza dai pericoli dei predatori e lo ha investito anche nelle relazioni sociali. Ma l’ansia non è l’unica cosa che sentiamo quando ci sentiamo bloccati prima di fare le prime mosse verso quella ambita persona. Come dicevamo prima c’è attrazione, interesse, affascinamento, insomma un’emozione che ci vorrebbe far avvicinare (che entra in contrasto con l’ansia), magari sostenuta da immaginari piacevoli di come potrà essere  parlarci, potersi conoscere e ciò che può avvenire in futuro. Il cervello umano è talmente ricco e complesso che mette assieme in un unico istante tutta una serie di emozioni, pensieri, stati fisici senza che ce ne accorgiamo, e questo lo fa perché quello ha un significato per i nostri bisogni.

Le nostre relazioni si estendono oltre agli umani, includiamo anche gli animali. Tipico è il coinvolgimento affettivo che un padrone di un animale domestico riporta quando parla del proprio fedele compagno, la gioia e la condivisione nei momenti di gioco, il calore nei momenti di solitudine e pure una certa compassione quando si condivide un dolore. Stare in relazione con qualcuno o qualcosa porta a braccetto una serie di emozioni. Questo si vede verificarsi anche per svariati temi che riguardano l’ambiente, tant’è che si ritiene che le persone sentano un legame affettivo con tutto ciò che è ambiente naturale, in parte anche verso l’ambiente artificiale (ad esempio verso quello che sentiamo come “casa”). Generalmente viviamo emozioni spiacevoli quando immaginiamo una foresta in fiamme, oppure se guardiamo l’inquinamento del mare, come una quantità di plastica tale da creare delle vere e proprie “isole” in varie parti del globo. Rendersi conto dell’immondizia che abbonda anche nelle vicine spiagge italiane, è spiacevole anche guardare scene di scioglimento dei ghiacciai, la rottura della calotta polare e così via. Tutt’altro tipo di emozioni sentiamo se siamo di fronte a paesaggi rigogliosi e sconfinati di montagne o foreste e praterie, tutto ciò che possa riguardare un panorama in buona salute.

Ecco che le emozioni che si attivano ci danno un segnale. Le emozioni spiacevoli, come l’ansia, segnalano che quello che vediamo è un possibile pericolo, non lo vogliamo, al contrario vorremmo evitare. Talvolta l’ansia relativa all’ambiente, la cosiddetta eco-ansia, si verifica quando assistiamo a scenari di degrado o danneggiamento della natura che ci stimolano pensieri catastrofici di rischio per la salute, in alcuni casi anche di fine del mondo. In altre situazioni l’emozione che potremmo sentire è la tristezza. Questo accade quando ciò che stiamo osservando ci riconduce a pensieri e immaginari di perdita di qualcosa di importante. I cambiamenti ambientali suscitano quelle stesse emozioni che il nostro cervello ha evoluto per regolare i rapporti con gli altri e per scappare dai pericoli. Sono segnali di ciò che è importante per noi, come la nostra salute e incolumità, che si attivano per mettere in atto quei comportamenti che possano modificare la situazione o ci permettano di adattarsi.

Tante persone in queste periodo storico sperimentano ansia, relativamente ai cambiamenti ambientali, hanno iniziato a mettere in atto comportamenti che possano essere correttivi e più rispettosi dell’ambiente. L’ansia ha portato a ridurre i consumi, fare attenzione agli sprechi, fare scelte di regimi alimentari che impattino meno sulle risorse del pianeta, insomma a modificare il proprio stile di vita di qualche grado. Questa è una forma di riadattamento del comportamento con l’obiettivo di alleggerire l’esponenziale innalzamento delle temperature del pianeta. Tuttavia, in alcune persone l’ansia e il disagio può essere tale da rimediare a questo dispiacere evitando le notizie relative ai cambiamenti climatici, distrarsi dai pensieri connessi, e talvolta può avere anche esiti di profondo disagio esistenziale.

In buona sostanza l’attivazione emotiva relativa all’ambiente di questo periodo storico rappresenta un fenomeno fisiologico che parte da un’emergenza ambientale che è ampiamente sentita e che ci sta spingendo ad agire per la tutela di tutti, nel migliore dei modi possibili. Si può dire che l’eco-ansia ha una funzione di tutela alla sopravvivenza, ma il fenomeno è così ampio che non può dipendere se non dalle scelte di tutti.

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