Negli ultimi anni il mondo del fumo è cambiato per via dell’introduzione sul mercato delle sigarette elettroniche (e-cig), seguite poi dopo qualche anno dalle sigarette con tabacco riscaldato (Heated Tobacco Products – HTP). Si tratta di strumenti che utilizzano meccanismi diversi per fumare.
Le e-cig, oltre alla nicotina (se presente), contengono nelle loro cartucce una miscela chimica composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo e altre sostanze che, dopo la vaporizzazione, genera formaldeide, acetaldeide, acroleina e metalli pesanti. La miscela viene fatta vaporizzare per effetto del calore.
Le HTP invece, che possiamo considerare una via di mezzo tra le “vecchie” sigarette elettroniche e quelle tradizionali, possiedono un meccanismo che scalda il tabacco ad alte temperature generando aerosol.
Per entrambi i dispositivi sono disponibili versioni con o senza nicotina.
Nel nostro paese, secondo i dati presentati al World No Tobacco Day del 2022 dall’Istituto Superiore di Sanità, i fumatori abituali e occasionali di sigarette elettroniche sono il 2,4% della popolazione, con un trend in salita durante gli ultimi 3 anni. Più dell’80% dei consumatori di e-cig fumano anche sigarette tradizionali, sono quindi fumatori cosiddetti “duali”.
I fumatori di tabacco riscaldato sono un po’ di più, il 3,3% della popolazione, ma quello che colpisce è che rispetto al 2019 i numeri si sono letteralmente triplicati.
Quest’ultimo dato forse va di pari passo con un altro elemento, ossia la percezione di pericolosità nei confronti delle HTP, che si sta mano a mano riducendo. La percentuale di fumatori che le ritiene meno dannose delle sigarette tradizionali, infatti, è passata dal 25,3% di 4 anni fa al 36,6%. È poi opinione diffusa, sia tra chi fuma sia tra chi non fuma, che usare il tabacco riscaldato non induca in seguito a consumare le sigarette tradizionali (cosa non vera, come vedremo più avanti).
Si sta quindi diffondendo sempre di più l’idea che i nuovi modi di fumare siano meno dannosi. Ma è veramente così? Sappiamo che gli studi condotti dalle industrie del tabacco hanno rilevato nicotina a concentrazioni elevate nel vapore prodotto dai loro dispositivi, oltre ad altre sostanze tossiche; le concentrazioni, però, risulterebbero inferiori rispetto alle sigarette normali. I risultati di vari studi indipendenti (come questo e questo) hanno invece prodotto risultati un po’ diversi: sia dentro le HTP che nel vapore emesso da queste sarebbero presenti nicotina e altre sostanze in quantità analoghe a quelle delle sigarette normali, pur con qualche differenza a seconda della sostanza presa in esame.
Al di là dei risultati differenti, che in ogni caso confondono, dobbiamo per forza considerare che è tutto da dimostrare che livelli inferiori (e non assenza) di sostanze tossiche si traducano in un abbassamento del rischio per la salute dell’uomo: il rischio infatti potrebbe sussistere lo stesso, ma essere semplicemente diverso. Infine, è ancora presto per conoscere a fondo gli effetti a lungo termine di e-cig e HTP sull’essere umano, sono necessari studi a lungo termine con campioni più ampi di quelli attualmente condotti (che però non fanno ben sperare).
E allora come mai si è diffusa l’idea che questi nuovi modo di fumare siano meno dannosi? Probabilmente si tratta di un insieme di fattori: il design accattivante dei vari dispositivi, l’utilizzo di aromi piacevoli, la familiarità data dalla loro diffusione sui social e in alcuni reality, ma anche la mancanza di un’informazione chiara sulle più recenti evidenze scientifiche e l’assenza di norme che ne regolamentino l’uso negli spazi aperti e chiusi.
Un piccolo inciso rispetto all’utilizzo degli aromi: in tanti ricorderanno che nel 2020 le sigarette (tradizionali) al mentolo sono state messe al bando dall’UE perché mascheravano i fastidi che invece normalmente si percepiscono fumando (in Italia la norma era stata recepita nel 2016). È degno di nota, in questo senso, come diversi studi stiano dimostrando che la mancanza di sigarette al mentolo sul mercato concorre ad aumentare il numero di persone che tentano o riescono a smettere di fumare.
Tornando invece alle sigarette elettroniche, vediamo come il diffondersi di e-cig e HTP abbia anche indotto chi già era fumatore a fumare ancora di più (in questo la pandemia non ha di certo aiutato), sia perché questi prodotti possono essere consumati in molti contesti oggi preclusi alle sigarette normali, sia perché possono contenere aromi che nascondono o comunque mitigano l’effetto sgradevole del fumo tradizionale (e di cui ancora non si conosce bene il livello di tossicità). Il risultato è che si rischia di fumare sempre di più, aumentando il livello di dipendenza e di conseguenza faticando di più a smettere.
Lasciano poi molto da pensare i risultati di un recente studio prospettico dell’Istituto Mario Negri, il quale ha dimostrato che l’utilizzo di e-cig e HTP non solo non aiuta a smettere di fumare le sigarette tradizionali, ma aumenta sia le probabilità che si inizi a fumarle, sia che chi ha già smesso possa ricominciare.
Visto il quadro che si sta delineando, è quindi quanto meno opportuna grande prudenza, come del resto raccomanda la stessa OMS, la quale invita inoltre a non considerare le sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato come delle alternative meno dannose alle tradizionali. Almeno finché non verrà dimostrato chiaramente il contrario.