Da sempre, lo sport è metafora della vita. Superare gli ostacoli, soprattutto i propri limiti, raggiungere un obiettivo chiaro, competere con gli altri, sviluppare spirito di squadra, coltivare tenacia e disciplina, e ovviamente, divertirsi. Tutti elementi, questi, dello sport e della vita.
La chiave di questa grande rilevanza dello sport sta in un principio: le prestazioni sportive non dipendono unicamente dalla “macchina”, dal corpo, dai muscoli, dal cuore e dai tendini. Dipendono anche e soprattutto dal cervello, dalla mentalità.
Molti psicologi dello sport sostengono che dipendono dalla nostra resilienza, cioè dalla capacità di persistere nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli altri eventi che si incontreranno sul cammino, trasformando così il contesto in cui siamo chiamati a operare.
La resilienza non è una capacità innata. Va anzi appresa e migliorata. Un processo che il mondo dello sport dimostra con i fatti ogni giorno.
Ecco ciò che rende lo sport interessante per tutta la vita: il fisico, anche se allenato, declina. Ma la forza mentale può continuare a crescere sino all’ultimo.
Del resto, lo si può vedere anche durante un allenamento intenso; il nostro cervello, impegnato a sostenere il corpo nello sforzo, può essere performante se esistono due condizioni: la presenza di energia sotto forma di glucosio e una forza mentale, che lancia a tutto il corpo il seguente messaggio: “in questo allenamento posso esprimere tutto me stesso, con forza e con passione”.
Per questo alle Olimpiadi non ci finiscono gli atleti che riescono a usare più ossigeno degli altri. Ci vanno quelli che sono in grado di impegnarsi di più, superare crisi, infortuni, errori di programmazione e stagnazione di risultati
E’ l’etimologia stessa della parola resilienza a venirci in soccorso. Resilienza indica l’azione di risalire sull’imbarcazione capovolta a causa di bufere e onde del mare.
Risalire, quindi, per far si che la nostra barca sia la volta dopo più solida, forte e accogliente.