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Elena Faini

L’importanza del padre nell’educazione dei figli

La figura paterna e il ruolo del padre oggi chiede agli uomini di essere diversi dai loro padri, ovvero padri sensibili, partecipi e illuminati che siano presenti e coinvolti nella vita dei loro figli. Mentre una volta però le competenze erano chiare, oggi il terreno si mostra più scivoloso, perché richiede più consapevolezza di sé, maggior disponibilità a mettersi in gioco e in discussione.
E’ necessario dunque che ciascun uomo definisca il senso della propria paternità.

Diversi studi hanno dimostrato che i ragazzi con risultati migliori, in termini di rendimento scolastico, di rapporto con i compagni, di sereno rapporto con se stessi, erano quelli con padri attenti e presenti, che non trascuravano né censuravano le emozioni negative dei figli, ma manifestavano empatia e offrivano aiuto per affrontare i sentimenti negativi. Erano padri in grado di riconoscere il valore dei figli ed elogiarli per le loro qualità.

I padri sono dunque chiamati ad essere presenti nella loro specificità di uomini, capaci di reale attenzione, di qualità di presenza, di un pensiero educativo proprio.
Non si chiede loro di essere vice-mamma, ovvero di scimmiottare ruoli, competenze e modalità materne, ma di esserci nella loro virilità: i padri infatti entrano in relazione con i figli in maniera diversa dalle madri, il loro coinvolgimento conduce a sviluppare diverse abilità, particolarmente nel campo delle relazioni sociali e nel rapporto con il mondo.

Padri assenti, distratti da se stessi o dalle proprie attività o solo narcisisticamente interessati ai figli privano i loro cuccioli di un’esperienza che neppure la migliore delle madri può garantire, non perché non in grado, ma perché unica nella sua specificità.

Aprirsi ad una paternità consapevole e responsabile, mettersi in gioco con la vita e la crescita dei figli, lasciare tracce buone di sé, è l’unica vera garanzia per il proprio benessere e quello dei propri figli.

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