Nella tradizione buddhista la parola “metta” è la traduzione in lingua pali di benevolenza o gentilezza amorevole, intesa come qualità della mente che si esprime nel comportamento. “La natura essenziale della benevolenza è il desiderio che la persona su cui si sta concentrando la propria mente sia felice e stia bene”. Queste le parole di Alan Wallace, scrittore e esperto di buddhismo tibetano relativamente al concetto di gentilezza che nella loro semplicità esprimono una grande possibilità che tutti noi abbiamo, quella di esercitare consapevolmente questa forma di attenzione verso gli altri e verso noi stessi.
Vi sarà di certo capitato di essere oggetto di gesti o parole gentili anche provenienti da sconosciuti. Ad esempio una persona che ci tiene aperto il portone di casa per farci passare, chi ci raccoglie un oggetto che inavvertitamente ci era caduto, chi ci rivolge un semplice complimento. Questa è gentilezza in azione. Che effetto ci provocano questi gesti? Come ci sentiamo quando li riceviamo?
Molto probabilmente siamo riconoscenti, sorridiamo e il nostro umore migliora. Ma l’effetto più sorprendente è che spesso queste reazioni ci rendono più propensi a mettere in atto a nostra volta comportamenti benevoli.
Non occorrono gesti eclatanti, l’altro riconosce se un nostro gesto è spontaneo e autentico, e questo è sufficiente per provocare una reazione benefica.
Perché fa bene essere gentili e grati
Sono stati studiati ampiamente gli effetti benefici del coltivare la gratitudine e la gentilezza: facilita le relazioni, migliora la salute fisica e psicologica, sviluppa l’empatia e la riduce l’aggressività, migliora il sonno, aumenta l’autostima, diminuisce lo stress e aumenta la resilienza. Uno studio di Robert A. Emmons dell’Università della California, uno tra i più importanti esperti riguardo la gratitudine, afferma che praticare la gratitudine aumenta la felicità e riduce la depressione. Altre ricerche, inoltre, hanno evidenziato che le persone riconoscenti hanno maggiori probabilità di agire comportamenti prosociali.
Sono gentile con me stesso?
È importante ricordare di rivolgere pensieri e azioni gentili anche verso se stessi. Questo non va considerato come un ragionamento egoista ma in una visione più ampia e alta. Infatti, come afferma anche Buddha, “Chiunque ama se stesso non farà mai del male agli altri”. Siamo tutti degni di rivolgerci pensieri gentili e amorevoli. Per alcune persone infatti non è facile rivolgersi un pensiero positivo, gentile, a volte l’autostima non è molto sviluppata e non si è molto generosi con se stessi. Questo però porta alla sofferenza e al disagio.
Un modo per sviluppare la gentilezza verso se stessi è la pratica della meditazione discorsiva.
Ecco come puoi procedere:
Trova un posto tranquillo e assicurati di avere un buon tempo senza disturbi esterni. Trova una posizione comoda, seduto su una sedia o su un cuscino a gambe incrociate, porta attenzione al respiro per qualche istante. Quando sei pronto ripeti mentalmente questi auspici:
Possa io essere al sicuro
Possa io essere felice, in pace
Possa io essere in salute
Possa io prendermi cura di me stesso/a felicemente
Per ogni auspicio sosta alcuni istanti per sentire cosa emerge in te, in modo aperto e non giudicante.
Ripeti gli auspici lentamente almeno tre volte e resta in ascolto. Ogni emozione, sensazione, pensiero vanno bene. Prendi nota di come ti senti al termine della pratica.
Sono gentile con tutti?
Se volgiamo elevare l’impatto della nostra gentilezza potremo iniziare a portare gentilezza in diverse situazioni e con persone differenti.
Per fare questo possiamo iniziare svolgendo la pratica precedente e rivolgere gli stessi auspici portando alla mente una persona a noi cara, a cui vogliamo bene, successivamente una persona “neutra” ovvero verso la quale non proviamo né avversione né attrazione particolari. In fine proviamo a portare alla mente l’immagine di una persona con la qualche abbiamo qualche difficoltà ad esempio un collega un po’ distaccato, un conoscente con cui abbiamo qualche dissapore, ecc. Sono tutte situazioni non troppo nocive per noi in cui possiamo iniziare a sperimentare l’impatto di donare auspici benevoli.
Notiamo l’impatto che ci arriva per ogni tipologia di persona e senza giudicarci prendiamo nota di ciò che ci accade internamente. Questa consapevolezza sarà preziosa per poter decidere cosa modificare eventualmente delle risposte che emergono in automatico.