Molti psicologi ci insegnano che a tutti gli effetti abbiamo due menti, una che pensa e una che sente. Quella che pensa è la mente razionale e si basa sulla logica, sulla riflessione, sulla capacità di ponderare e sulla consequenzialità di causa e effetto. La seconda, quella che sente, è la sede dell’intuito, della perseveranza, del contatto con sé, dell’empatia e della capacità di tollerare le frustrazioni e di procrastinare. Spesso i genitori ritengono la prima di serie A e l’altra di serie B e giudicano i loro figli intelligenti quando dimostrano capacità di ragionamento, fragili quando prevale l’intelligenza emotiva.
Crescere bambini intelligenti significa promuovere un’educazione che dia spazio e valore all’integrazione delle due intelligenze, quella razionale e quella emotiva. L’integrazione delle due, infatti, favorisce il vero apprendimento e la capacità di adattamento alla complessità del mondo.
Spesso bambini con una buona intelligenza razionale falliscono nel raggiungimento di mete, anche scolastiche, perché vanno in tilt dal punto di vista emotivo sperimentando senso di fallimento e di inadeguatezza e paura di aver irrimediabilmente deluso i loro genitori.
Insegnare ai bambini a dare spazio, riconoscere e valorizzare le loro emozioni, le loro intuizioni, le loro soluzioni e anche i loro fallimenti, nutre la loro intelligenza emotiva che sarà al loro servizio se ben integrata con l’intelligenza razionale.
La danza armoniosa fra queste due forme di intelligenza garantirà ai bambini di raggiungere e sviluppare le loro potenzialità, attraverso una gestione armonica non solo delle loro abilità individuali ma anche delle loro competenze relazionali e sociali.
Se coltiveremo nei nostri figli solo l’intelligenza razionale saremo per loro un timone troppo inaffidabile per poter navigare in questi nostri tempi soggetti a mutamenti continui e complessi.