Linda Brancaleone

Linda Brancaleone

Del matrimonio e altre follie

fiducia nelle relazioni (2)

Quando si parla di matrimonio, di legami d’amore in genere, un aspetto salta presto all’attenzione e si tratta della fedeltà. Immediatamente pensiamo alla fedeltà verso il partner, al rispetto di questo vincolo che ci unisce all’altro in maniera esclusiva. C’è anche un altro tipo di fedeltà, quella verso se stessi. Meglio detta fedeltà alla vita che ci abita.

E’ frequente nel quotidiano perder di vista questa devozione a se stessi, spesso ci si perde in scioc- chezze o in routine che ci fanno trascurare questo aspetto, poi però arrivano dei richiami nell’ordine del quotidiano, ad esempio la voglia di star un attimo da soli, il desiderio di un viaggio, l’incontro con un’amicizia appassionata, momenti che ci ricordano l’importanza di ritornare fedeli alla vita che c’è in noi.

In certi periodi momenti cruciali, questa fedeltà può somigliare all’infedeltà, se vista da fuori, è come se uno dei due partner dicesse all’altro: “Devo andare, voglio occuparmi di me, ho bisogno di nuovo di far zampillare la vita dentro di me, la stessa che ti ha fatto innamorare!”
Non farlo significa dar avvio ad un lento declino della coppia, che pian piano si spegnerà su se stessa non aggiungendo vita al suo interno. E’ importante che ognuno dei due membri della coppia si dedichi questo spazio di ricerca. Si tratta proprio dello spazio dentro al quale ognuno può crescere, provare, fare le cose che appassionano, dar retta ai propri desideri, mettere a terra i propri progetti, darsi da fare per essere se stessi!

Quando siamo innamorati vorremmo frapporci tra la persona amata e il mondo intero, proteggerla dai suoi fallimenti ma non è possibile! Non possiamo sostituirci a lei, quello che possiamo fare è garantirle lo spazio di cui ha bisogno per crescere.

Rispettare questa distanza ci fa fare i conti con i nostri limiti, l’altro di fronte a noi è la prima barriera che incontriamo, il confine della nostra onnipotenza, come il mare e le sue onde sbatteranno contro le scogliere e si rotoleranno sulle spiagge, così noi nella coppia vivremo questo movimento continuo, questa danza nella quale l’uno incontra l’altra a volte teneramente a volte con furia ma rispettando sempre la differenza dei due elementi, l’acqua e la terra. Il dono più grande che possiamo fare al nostro amato o amata è proprio quello di ritirare da lui/lei tutta la volontà di trasformazione che vi abbiamo riposto per rimetterla in noi.

Anche perché se non avanziamo inizia un processo contrario di impoverimento, se non si può costruire, si distrugge. Viviamo di dialogo, condivisione, dipendenza, se non possiamo incontrarci con gli altri, muoiano un po’ in loro assenza. Ogni incontro ci dice qualcosa di nuovo di noi stessi, mette in luce nuove sfumature di noi, non possiamo rinunciarvi. Davanti ad una montagna maestosa, ad un’opera d’arte, ad un gatto, ad uno sconosciuto in ogni occasione di incontro ci inventiamo e impariamo aspetti di noi che non conoscevamo. Una simile ricchezza non può esaurirsi in una sola relazione, per quanto privilegiata e forte essa sia.

Quando con il pretesto dell’affetto limitiamo questo agire nostro o dell’altro stiamo prendendo una decisione che in cuor nostro non ci perdoneremo e nemmeno l’altro lo farà, può sembrare che la vita della coppia continui ma la domanda da porsi è: chi resta davvero? Quale parte si sta allontanando? Era proprio la parte vibrante per cui ci eravamo amati?

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