All’epoca delle sigarette che oggi potremmo definire “tradizionali” di solito i genitori si accorgevano che i figli avevano iniziato a fumare per via dell’odore: sulle mani, sui vestiti, sui capelli, nella bocca. Difficile scacciarlo, anche con le migliori caramelle alla menta, al massimo si poteva raccontare che si era stati vicino a qualcuno che fumava, sperando che mamma e papà ci credessero.
Oggi lo scenario è un po’ cambiato. Tra i giovani e i giovanissimi sono sempre più diffuse le sigarette elettroniche, o a tabacco riscaldato. L’odore che emanano non è lo stesso, anzi spesso sono aromatizzate con piacevoli fragranze che non fanno pensare al tabacco. I dispositivi utilizzati per “svapare”, inoltre, non danno un cattivo odore alle mani e hanno un design accattivante, possono essere scambiati da chi non li conosce per gadget elettronici, magari delle semplici chiavette usb.
Quando però ci si accorge che il proprio figlio fuma, o “svapa”, la domanda è sempre la stessa: cosa faccio?
Proviamo a dare qualche dato di questo fenomeno per capire che risposta dare. L’età della prima sigaretta si è abbassata negli ultimi anni: secondo i dati italiani della Global Youth Tobacco Survey (anno scolastico 2021-2022), la maggior parte dei giovani fa i primi “tiri” tra i 10 e i 13 anni, ossia alle scuole medie. Rispetto alle rilevazioni del 2019, tra i giovanissimi sono diminuiti i fumatori di sole sigarette tradizionali e sono aumentati quelli di sigarette elettroniche e del più recente tabacco riscaldato (HTP). In particolare, è piuttosto ricorrente che si faccia un uso combinato di questi 3 prodotti, probabilmente a seconda della disponibilità.
Nonostante la normativa vigente, molti ragazzi acquistano le sigarette direttamente in tabaccheria o dai vari rivenditori; in alternativa si riforniscono da parenti e amici. Si tratta quindi di prodotti la cui reperibilità non è particolarmente difficile.
Se già questo non bastasse, va detto che i ragazzi sono anche target privilegiati e ahimè inconsapevoli di campagne pubblicitarie particolarmente seducenti sui social network (a cui si ha accesso dai 14 anni), nelle quali vari influencer mostrano in modo apparentemente casuale prodotti per fumare in diverse situazioni più o meno accattivanti (qui se ne trovano interessanti esempi). Le sigarette elettroniche e le HTP, inoltre, vengono spesso usate da protagonisti di reality e talent quando questi vengono ripresi.
C’è inoltre molta confusione rispetto ai danni e al livello di dipendenza che questi dispositivi possono produrre, con una normativa che ancora non è al passo con i nuovi modi di fumare, motivo per cui l’utilizzo di e-cig e HTP è ancora possibile in tanti luoghi ormai preclusi alle sigarette tradizionali. Del resto, sempre la rilevazione della Global Youth Tobacco Survey ci dice che la percezione della pericolosità dei dispositivi per svapare è in calo, cosa che del resto sta accadendo anche nella popolazione adulta. Purtroppo, invece, stanno emergendo diverse ricerche che mettono in luce i danni provocati da questi dispositivi, con una serie di effetti a lungo termine di cui potremo avere piena conoscenza solo nel tempo.
Aggiungiamo poi che tra i motivi che spingono a fumare gli adolescenti troviamo gli stessi presupposti che esistevano anche all’epoca delle sole sigarette tradizionali: fare parte del gruppo dei pari (la prima sigaretta è quasi sempre in compagnia), infrangere le regole ed essere un po’ trasgressivi, attenuare disagi e tensioni, trovare un proprio modo per diventare grandi. In adolescenza, poi, da un punto di vista neurologico c’è una particolare sensibilità verso tutto ciò che è in grado di generare piacevolezza (situazioni ma anche sostanze illecite) e una minore capacità di valutare le conseguenze delle proprie azioni (rischiose), motivo per cui è più facile diventare dipendenti da sostanze a quest’età.
Possiamo quindi dire che i ragazzi di oggi son portatori degli stessi bisogni e desideri di tutti gli adolescenti di tutti i tempi, ma sono anche un po’ vittime di dinamiche e manipolazioni da parte del mondo “dei grandi” (interessati a farli diventare clienti per la vita) di cui non sono a conoscenza, o solo in parte. Questo può essere un buon punto di partenza per iniziare con loro un dialogo su questi temi, in maniera franca ma rispettosa.
Avventurarsi sul terreno di questioni più personali è invece più rischioso e può portare a una chiusura nella comunicazione: non tutti gli adolescenti sono disposti ad ammettere le proprie fragilità davanti agli adulti, soprattutto se incalzati da domande.
Pensando però alle strategie da adottare per tenerli lontani dalle sigarette, non dobbiamo dimenticare che l’esempio conta di più di mille proibizioni o raccomandazioni.
Tante ricerche ci dicono infatti che i figli di fumatori hanno maggiori probabilità di diventare fumatori a loro volta. Come genitori, non si dovrebbe quindi fumare, e se si fuma si dovrebbe provare a smettere.
Si tratta di un sacrificio, certamente, ma anche di una grande opportunità: di stare meglio, di dimostrare ai propri figli quanto li si prende sul serio, di mostrare loro che non è semplice smettere una volta che si inizia. E di essere per loro un esempio positivo che vale più di 1000 influencer!