Mail, WhatsApp, Slack, Teams, LinkedIn ecc. sono strumenti molto utili per le nostre relazioni personali e lavorative e anche per la nostra produttività. D’altro canto però a volte rischiano anche di trasformarsi in luoghi digitali che risucchiano il nostro tempo. Dipende sicuramente da come li usiamo, almeno in parte. E di quella parte ci occupiamo in questo articolo sul benessere digitale. Infatti con questo termine si indica la condizione di utilizzo della tecnologia al fine di stare (e aggiungo lavorare) meglio.
Quindi quando parliamo di benessere digitale attenzione a non far confluire questo termine nell’area semantica del digital detox per esempio. Infatti usare in modo sano e consapevole il digitale a nostra disposizione non significa necessariamente disintossicarsene o abbassarne il tempo di utilizzo. Anche perché il momento storico che stiamo vivendo è stato sicuramente reso più facile da gestire sia da un punto di vista personale che lavorativo, proprio grazie al digitale.
Oggi il nostro benessere passa, molto, dal modo in cui usiamo il digitale. Questo anche solo per il fatto che le giornate che viviamo sono sempre più impregnate di dispositivi e, come dice bene il filosofo Luciano Floridi, siamo in una realtà onlife. Le statistiche sull’uso di piattaforme tech nel 2020 hanno subito un’impennata clamorosa da marzo spingendosi violentemente avanti rispetto all’adozione di strumenti che prima non ci immaginavamo usare così frequentemente.
La tecnologia non è neutra
Una premessa a questa punto va fatta. È molto diffuso il mito della tecnologia neutra, semplice mezzo che non porta in sé né colpe né meriti per come viene utilizzata ma che ha effetti positivi o negativi solo a seconda di come l’uomo la utilizza. Si tratta di un’idea da sfatare in quanto il modo in cui un mezzo di comunicazione viene costruito e progettato porta con sé delle intenzioni e dei valori che plasmeranno il comportamento con cui l’utente finale lo userà. McLuhan già negli anni ’60, sosteneva che nel lungo periodo il contenuto di un medium ha molta meno importanza del medium stesso nell’influenzare il modo in cui pensiamo e agiamo. Gli effetti della tecnologia non si verificano a livello di opinioni e concetti ma alterano costantemente e senza trovare resistenza, le reazioni sensoriali o le forme di percezione. Dunque lo smartphone (e prima radio, tv, cinema e telefono) modellano il processo del pensare.
La stessa considerazione la fece anche Nietsche, quando iniziò a usare la macchina da scrivere “I nostri strumenti di scrittura hanno un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri pensieri”.
Ci sono delle tecnologie cosiddette intellettuali in cui rientrano per esempio l’orologio, le mappe e la macchina da scrivere che hanno modificato il modo di pensare dell’uomo, il suo modo di vedere il mondo. Ovviamente in questa categoria rientra anche internet. Agendo sul modo di pensare, va da sé che le implicazioni etiche siano forti e a volte non pienamente comprese agli albori del loro sviluppo. Per esempio l’invenzione dell’orologio ha contribuito fortemente allo sviluppo del pensiero scientifico e al passaggio dal Medioevo al Rinascimento e Illuminismo. Ma le ragioni che hanno portato alla costruzione di uno strumento che misurasse il tempo si rifacevano alla semplice esigenza dei monaci di sapere quando pregare durante la giornata, viste le disposizioni di San Benedetto nel VI secolo.
Venendo ai giorni nostri, Tristan Harris, ex designer di Google e definito la coscienza della Silicon Valley, da tempo sostiene che l’impatto dello smartphone sta nel fatto che sia costruito in modo personalizzato su ognuno di noi e questa modalità con cui la tecnologia è formata, influenza fortemente il quanto e il come la utilizziamo. Ognuno di noi può personalizzare il proprio dispositivo (scegliendo lo screensaver, la suoneria, la App da scaricare, l’ordine in cui disporle ecc.) in modo da sentirlo sempre più suo.
Dunque il modo in cui una tecnologia, anche quella digitale, viene progettata e costruita, influenza il modo in cui la utilizziamo!
Che impatto ha il digitale sull’essere umano?
È vero che la tecnologia non è neutra ma in questa relazione è bene concentrarsi su ciò che possiamo fare come individui per aumentare consapevolezza e intenzionalità d’uso degli strumenti che abbiamo al fine appunto di stare e lavorare meglio.
L’impatto che il digitale ha sull’essere umano è ampio e a più livelli. In questa sede apriamo una riflessione ampia che poi approfondiamo quando parliamo di cultura digitale, work-life balance e stress.
Ci concentriamo su due, dei tanti, fronti che a livello cognitivo subiscono un impatto dal modo in cui usiamo il digitale.
In conclusione ricordiamo che l’impatto che il digitale ha sull’essere umano è ampio, sia nel bene che nel male. La grande sfida che accolgono le aziende che avviano progetti di benessere digitale è aiutare le proprie persone ad aumentare i benefici e abbassare i costi dell’impatto che il digitale ha sulla loro vita privata e lavorativa.