Benessere e Natura
Stare a contatto la natura ci fa bene: lo confermano decenni di ricerche nel campo della psicologia e della medicina. Nonostante molti di noi già intuiscono i benefici che traiamo dallo stare in natura, è utile ripercorrere ciò che è emerso dalle ricerche scientifiche per capire come possiamo integrare questi dati nelle politiche di People Care.
A livello psicologico, i benefici apportati convergono su alcuni aspetti specifici. Stare a contatto con la natura riduce lo stress (sia quello misurabile a livello fisiologico che lo stress percepito dalla persona stessa). Inoltre, la natura ci aiuta a livello cognitivo, ad esempio aumentando la nostra capacità di attenzione e concentrazione. E’ stato anche dimostrato che dopo avere passato del tempo in natura, le persone riportano un miglioramento del tono dell’umore e della capacità empatica e pro-sociale. Altro dato consolidato è l’aumento della creatività e dell’attitudine a risolvere problemi complessi.
Ci sono numerose teorie che aiutano a comprendere questi fenomeni, ognuna focalizzata su una parte diversa del funzionamento psicologico, e tutte complementari tra loro. Qui ne citiamo alcune.
Roger S. Ulrich propone che il nostro sistema nervoso è programmato per percepire gli elementi dei nostri dintorni che favoriscono la sopravvivenza. Lo scorrere dell’acqua, ambienti verdi e rigogliosi, la possibilità di vedere fino all’orizzonte, il canto degli uccelli sono tutti elementi potenzialmente legati a stati di sicurezza. Se percepiamo di essere al sicuro e senza minacce, si attiva il nostro sistema parasimpatico – quello in cui ci sentiamo a nostro agio, desiderosi di relazionarci con gli altri e impegnarci in azioni creative e costruttive. Allo stesso tempo si disattivano le reazioni di “attacco-fuga-freezing”.
Steven e Rachel Kaplan propongono un’altra teoria – ormai consolidata in questo campo – che hanno nominato la Attention Restoration Theory. Quando proveniamo da ambienti con molti stimoli ad elevata complessità (pensiamo ai contesti urbani o quelli aziendali), il passaggio ad ambienti naturali riduce significativamente il numero e la complessità di stimoli. Il nostro cervello può quindi “scalare la marcia” nell’assorbire e interpretare le informazioni provenienti dall’esterno. La natura crea un effetto cognitivo rilassante che viene definito “soft fascination”. Si tratta dell’attrazione a quegli stimoli che autonomamente richiamano la nostra attenzione senza richiedere particolari sforzi cognitivi – come vedere l’acqua di un ruscello scorrere o osservare foglie su rami smossi dal vento. A seguito di momenti in cui ci concediamo alla soft-fascination, possiamo recuperare la nostra capacità di compiere sforzi cognitivi come quelli richiesti sul posto di lavoro.
Infine, lo stare in natura richiama molti elementi culturali e filosofici. Questo ci permette di guardare le cose da prospettive diverse, uscendo da pensieri e azioni automatiche e ripetitive. Quando attraversiamo un momento particolarmente difficile, cosa si smuove dentro di noi quando guardiamo il mondo dalla cima di una vetta, osserviamo lo scorrere inesorabile di un torrente, ci sediamo all’ombra di una quercia secolare, guardiamo il sorgere del sole?
La crescente mole di ricerca in questi ambiti ha diverse possibilità di applicazione. In alcuni paesi i sistemi sanitari nazionali hanno stabilito linee guida secondo le quali i medici possono prescrivere “tempo in natura” per alcune patologie. Oggi in Italia e’ noto il Forest Bathing (o Shinrin-Yoku) nato in Giappone come proposta terapeutica, ma anche il Regno Unito, la Korea del Sud, il Canada e l’Australia stanno proponendo politiche sanitarie che integrano il contatto con la natura nelle proposte terapeutiche. Inoltre, strutture sanitarie in tutto il mondo hanno capito l’importanza di integrare spazi naturali nei loro ambienti da mettere a disposizione di operatori, pazienti e familiari.
Comuni e autorità locali possono integrare i dati riguardanti i benefici del contatto con la natura nelle politiche di sviluppo urbano, così come le scuole nei loro progetti educativi. Per quanto riguarda il mondo della salute mentale, esistono oggi numerosi tipi di interventi, tra cui la psicoterapia camminata, la pet therapy, e l’orto-terapia, per citarne solo alcune.
Anche le aziende possono tenere conto di questi dati per sostenere il benessere mentale, emotivo e sociale delle persone. Ad esempio, possono compiere scelte accurate nel design e nell’arredo degli spazi di lavoro: anche solo avere delle piante in ufficio o quadri rappresentanti scenari naturali può richiamare i benefici della natura sopra-citati. Inoltre, le aziende possono investire su attività outdoor, come molte già fanno, tramite interventi di team-building o iniziative di volontariato che avvengono in contesti all’aperto.
Welfood appoggia tutti gli interventi che incoraggiano il rapporto tra persona e natura, e con il suo servizio di Eco-Counselling mira ad accompagnare le persone a migliorare ulteriormente la loro possibilità di stare bene in natura.